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Aumento del 22 per cento rispetto allo scorso anno accademico

Quasi ventimila studenti con DSA all'Università: i risultati dell'ultima indagine ANVUR

24 Gennaio, 2023 - Tematiche: università

Gli studenti universitari con dislessia e altri disturbi specifici di apprendimento crescono sempre di più, segno di un trend che non si arresta. Nel 2020-2021 hanno quasi raggiunto gli studenti con disabilità che affluiscono nello stesso servizio: sono 19.616 con un aumento del 22 per cento rispetto allo scorso anno accademico.

Lo ha segnalato in una documentata relazione il professor Fabio Ferrucci, del direttivo Cnudd (Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati dei Rettori per la Disabilità e i DSA), durante la presentazione del volume dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), tenutasi mercoledì 8 giugno 2022. Di fatto un censimento su questo gruppo di studenti

Studenti con DSA all'università: quali atenei e quali corsi scelgono?

Sulla base degli ultimi dati Mur, l’81,6 per cento dei ragazzi con DSA è iscritto a un corso di laurea triennale, il 9,4 a una laurea magistrale e l’8,8 a un corso di laurea a ciclo unico. Che tipo di studi hanno scelto? La maggioranza, il 35,4 per cento, ha optato per l’area scientifica, il 33,2 per l’area sociale, il 20,8 per cento per quella umanistica, e il 10 per cento per quella sanitaria.

Infine, la distribuzione geografica dei ragazzi con dislessia: il 50,5 frequenta un Ateneo del Nord Ovest, il 19,9 del Nord Est, il 18,2 un’università del centro e solo il 4,8 è iscritto in un Ateneo del Sud, dato sicuramente falsato, quest’ultimo, dal bassissimo numero delle certificazioni di DSA nel Meridione.

Test di ammissione: le criticità ancora presenti

Dunque, possiamo parlare di un successo degli studenti con DSA? In qualche modo, sì, ma di un successo con luci e ombre. Basta un dato per farci riflettere: solo il 64 per cento di loro supera le prove di ammissione all’università. Non sono all’altezza? Naturalmente serve un’indagine approfondita per cogliere le ragioni profonde del fenomeno, come abbiamo suggerito anche nel Libro Bianco prodotto all’interno della Consensus Conference sulle nuove linee guida sui DSA, ma è evidente a tutti che i test non sono propriamente Dyslexia friendly: usano un linguaggio complesso, ricco di trabocchetti, fatto apposta per farti cadere. Questo vale per tutti gli studenti.

L’impressione è che l’università (questo accade anche all’estero), tenda a scremare la platea dei futuri iscritti, più che a fare una vera selezione delle competenze, delle conoscenze e dell’intelligenza logico-matematica. Se ne è accorta la stessa Cnudd, che infatti sta lavorando a test di ingresso più accessibili.

Di seguito è possibile scaricare il report completo dell'indagine, i cui dati fanno riferimento all'anno accademico 2019/2020.

Le sfide future: il ruolo dei docenti e dei servizi degli atenei verso una formazione inclusiva e accessibile

C’è una scommessa in generale che l’università deve decidere di intraprendere. Il corpo docente tutto deve scegliere di mettersi in gioco. L’ha detto molto bene Ferrucci: “Se il sistema universitario accetterà la sfida di rendere accessibili percorsi formativi, i contenuti dei percorsi formativi, che significa ripensare i processi di apprendimento e le modalità della didattica, come siamo stati indotti a fare in questi due anni di pandemia, ebbene avremo un vantaggio enorme per tutta la popolazione studentesca. E di sicuro ne abbiamo un grande bisogno visti i tassi di abbandono”.

In realtà nell’accurata analisi di Ferrucci e nel rapporto Anvur manca proprio il dato sull’abbandono dei ragazzi con DSA, un dato che racconta molto delle performance di questi studenti e della loro accoglienza all’interno degli Atenei italiani. Alcune rilevazioni, risalenti ormai a sei anni fa, nelle università del Nord, lo collocano attorno al 20 per cento. Non poco. Le ragioni sono sicuramente molteplici, ma la scarsa inclusione, ancora presente, ha un peso importante. Pensiamo all’uso degli strumenti compensativi e misure dispensative previsti dalla legge 170 anche all’università. Tuttora vengono concessi a discrezione dei docenti e non c’è alcuna certezza di diritto.

Gli stessi servizi, al contrario di quanto stabilito nelle linee guida della Cnudd, spesso non accompagnano gli studenti nella “trattativa” con i professori per stabilire quali strumenti possono essere usati nell’esame. I ragazzi vengono lasciati soli in un confronto impari, costretti spesso a elemosinare un diritto che viene spacciato per un favore. Questa per l’Associazione Italiana Dislessia è una grave ferita aperta.

L'impegno di AID verso gli studenti con DSA

Non possiamo e non vogliamo girarci dall’altra parte. In questi anni ci siamo battuti senza tregua per i diritti degli studenti universitari con DSA, ma serve un cambio di passo. Intendiamo infatti lanciare una grande campagna, già dai prossimi giorni, nei confronti di governo e Parlamento affinché approvino una legge ad hoc sulle tutele dei giovani con dislessia all’università.

Questi ragazzi sono il nostro orgoglio: tenaci, resilienti, saranno parte del sistema produttivo di questo Paese, porteranno un valore aggiunto dato dalle difficoltà del loro vissuto scolastico, dalla volontà di non mollare, dal pensiero divergente e dalla creatività necessari per raggiungere la meta con percorsi diversi dall’ordinario.

Dice il professor Jacques Dubochet, premio Nobel per la Chimica, dislessico, come dichiara nel proprio curriculum: “Ci sono due tipi di pesci: quelli che seguono la corrente e sono i pesci morti e quelli che risalgono la corrente, i pesci vivi.”

Antonella Trentin, Vicepresidente AID

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