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Lavoro e DSA: valorizzare le competenze e superare i pregiudizi. Il convegno promosso da AID al Senato rilancia l’urgenza di un cambiamento culturale e concreto per l’inclusione dei talenti neurodivergenti

Convegno "Lavoro e DSA": un ponte tra legge e realtà, per l'Inclusione dei talenti neurodivergenti

03 Luglio, 2025 - Tematiche: adulti, lavoro, leggi

Mercoledì 25 giugno, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, a Roma, si è tenuto il convegno "Lavoro e DSA: Valorizzare le Competenze, Superare i Pregiudizi". 

La registrazione dell'evento è disponibile sul canale YouTube dell'Associazione Italiana Dislessia, a questo link.

Organizzato AID su iniziativa della Vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, la conferenza ha acceso i riflettori sui progressi compiuti e sulle sfide ancora aperte a tre anni dall'entrata in vigore della Legge 25/2022, che ha riconosciuto tutele fondamentali alle persone con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) nel mondo del lavoro e nei processi di selezione.

La mattinata, ricca di confronti, testimonianze e approfondimenti anche di carattere scientifico, ha ribadito un messaggio chiave: i DSA non sono un limite, ma una caratteristica che, se valorizzata, può rappresentare una risorsa inestimabile per le imprese e per il Paese. Come sottolineato dalla Presidente AID, Silvia Lanzafame, è "fondamentale mettere al centro la persona" e "far comprendere che non bisogna valutare soltanto nella difficoltà della persona, ma nella potenzialità se questa gli viene concessa".

DSA: Una caratteristica che accompagna per tutta la vita 

Uno dei temi centrali è stata la persistenza dei DSA oltre l'ambito scolastico. Sergio Messina, neuropsichiatra ed ex presidente AID, ha evidenziato come la Legge 170/2010 abbia cambiato le prospettive scolastiche, universitarie e sociali per i ragazzi con DSA, contribuendo a ridurre la dispersione scolastica.

Tuttavia, ha precisato che "La dislessia non finisce con il termine della scuola, la dislessia continua. Quindi noi abbiamo il compito fondamentale, come clinici e come rappresentanti dell’associazione, di andare avanti nella ricerca, perché l’impatto in ambito lavorativo è molto interessante e ancora ampiamente inesplorato". Ha inoltre enfatizzato l'importanza di superare la visione dei DSA come mancanza, invitando a considerare la persistenza e la resilienza delle persone con DSA come potenzialità, e a favorire un apprendimento "globale, divergente, impulsivo, visuale".

Giacomo Cutrera, Coordinatore del Comitato DSA e Lavoro di AID, ha spiegato che i DSA non dovrebbero essere causa di discriminazione, perché rappresentano solo un "differente stile di apprendimento". Ha poi utilizzato una potente metafora: "Siamo un po' come i canarini nelle miniere...Se il canarino sta bene vuol dire che tutta la miniera sta funzionando". Questo suggerisce che le condizioni favorevoli alle persone dislessiche giovano all'intero ambiente lavorativo.

Le esperienze raccontate da lavoratrici e lavoratori con DSA hanno offerto un quadro concreto e realistico della loro quotidianità.

Gianluca Miliziano, manager con diagnosi da adulto, ha raccontato di una "vita lavorativa a due velocità, prima e dopo la diagnosi", scoprendo che i DSA non devono essere un alibi, ma un punto di partenza per valorizzare le proprie capacità. Luca Fortis, giornalista, ha condiviso come la sua condizione gli abbia dato la "capacità di vedere le cose con ad ampio raggio" e con uno "sguardo laterale" nel risolvere i problemi. Giovanna Valenti, conducente di autobus, ha illustrato come la resilienza e la creatività portino a trovare "strumenti compensativi" anche in contesti inaspettati, come appiccicare foglietti sul parabrezza del bus per ricordare le fermate.

Il modello inglese: un'esperienza da cui cogliere spunti interessanti

Enrico Riva, valutatore e trainer della British Dyslexia Association, ha illustrato l’approccio adottato nel Regno Unito, dove la dislessia rientra nella definizione di “disability” secondo l’Equality Act del 2010.

In questo quadro normativo, i datori di lavoro sono legalmente tenuti a garantire “accomodamenti ragionevoli” e a prevenire ogni forma di discriminazione. Riva ha sottolineato che “non ci sono professioni precluse a chi ha una diagnosi di DSA”, anche grazie a strumenti di sostegno come il programma governativo “Access to Work”, che finanzia l’accesso a tecnologie assistive e figure professionali specializzate.

Pur trattandosi di un contesto culturale e normativo molto diverso da quello italiano – dove i DSA non sono considerati una disabilità, ma una caratteristica individuale legata alla neurodivergenza – il modello britannico offre spunti interessanti in merito all’impegno istituzionale per garantire pari opportunità nel mondo del lavoro.

Ha inoltre rivelato che l’intelligence britannica (GCHQ) "ha programmi di recruitment specifici per persone neurodivergenti, perché ritiene che i dislessici... riescano a vedere le cose in modo diverso, a risolvere i problemi in modo diverso".

L'esperienza italiana: dalla legge alla pratica 

Le aziende italiane stanno iniziando a recepire questo approccio. Chiara Paola Monticelli di ENI ha dichiarato l'obiettivo di creare un contesto in cui "ognuno di noi si senta libero di esprimere sé stesso" e di "abbattere lo stigma che ancora c'è sui disturbi specifici dell'apprendimento". Ha sottolineato come l'implementazione di strumenti per persone con DSA sia "utilissimo anche per chi non ha un DSA perché facilita il lavoro per tutti". Annamaria Testa di Tinexta Infocert ha raccontato che il progetto con AID è stato un "momento di confessione e di apertura" per molti dipendenti20, e che le modifiche adottate "erano un beneficio prima di tutto per chi non ha un DSA". Ha enfatizzato l'importanza di "valorizzare l'unicità di ciascuno, non nei propri limiti, ma nelle proprie potenzialità". Valeria Giaccari di Orienta, agenzia per il lavoro riconosciuta "dyslexia friendly" dal 2021, ha ribadito l'impegno a "dare la possibilità alle persone con DSA di raccontarci le loro storie, al fine proprio anche di valorizzare i punti di forza".

Gli ostacoli e la necessità di agire

Nonostante i progressi, il divario tra la legge e la sua applicazione è ancora significativo. Paola Cipolla, giudice e membro del Comitato DSA e Lavoro di AID, ha denunciato che, pur a fronte di normative chiare, "Non siamo idonei. Non per le nostre competenze, non per i nostri risultati, non per il nostro valore, ma per un'etichetta, un codice su un foglio". Ha chiosato: "Il problema non è solo la legge, il problema è l'interpretazione della legge che spesso è restrittiva, letterale e miope".

AID e i relatori hanno lanciato una chiara richiesta:

  • Formazione obbligatoria per commissioni mediche e giudicatrici,
  • Standardizzazione nazionale dei percorsi diagnostici per gli adulti,
  • Sanzioni reali in caso di bandi e selezioni che violano la legge,
  • Inclusione autentica nelle aziende, oltre gli obblighi minimi,
  • Riconoscimento del pensiero dislessico come valore, risorsa e competenza.

La Presidente Lanzafame ha concluso con un appello: "Vogliamo fare in modo che qualsiasi persona domani voglia dire sono dislessico lo possa fare tranquillamente e con tutta l'onestà che può avere nel suo cuore, senza nessun tipo di discriminazione". L'obiettivo è chiaro: far sì che dichiarare il proprio DSA non sia più un lusso, ma la normalità.

L'evento ha riaffermato che "un paese che esclude è un paese che si priva di risorse preziose". È tempo di accelerare il cambiamento culturale per una società e un mondo del lavoro più plurali, innovativi e inclusivi.

Rivedi la registrazione dell'evento

La registrazione dell'evento è disponibile sul canale YouTube dell'Associazione Italiana Dislessia,

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